18 Dic L’arte di scappare dalla vita: la “scusite”
Ho letto da qualche parte sul web che il coraggio di conoscere se stessi è una forma di audacia rara, infatti sono molti quelli che preferiscono incontrare il loro più acerrimo nemico in campo aperto, piuttosto che il proprio Sé chiuso nell’armadio.
Scappiamo da noi stessi, scappiamo dalla vita e giustifichiamo il tutto con infinite scuse.
Un antico saggio diceva che se hai il viso sporco è inutile cercare di pulire lo specchio, o peggio ancora, cambiare specchio: devi semplicemente lavarti la faccia.
Uno dei processi mentali e comportamentali più comuni del Mal-essere è la “scusite”, che viene usata per illudersi di controllare la sofferenza e la vita.
La “scusite” ti predispone a pulire gli specchi quando hai il viso sporco e a cambiarli ogniqualvolta ti si presenta l’occasione, lamentandoti della sfortuna che ti perseguita.
Uscire dal circolo visione della scusite
1. Prima ci de-responsabilizziamo di fronte a qualcosa che ci spaventa o risulta ostica oppure semplicemente nuova. È più comodo decidere che in realtà il problema stia fuori di noi: sono gli altri, le cose, il governo, le persone “cattive ed egoiste”, i nostri limiti genetici, la personalità o una patologia a diventare la causa di ogni nostra sofferenza.
2. Cosi possiamo riuscire a procrastinare ogni scelta per una giusta causa: ad esempio, se non trovi lavoro è colpa solo ed esclusivamente della crisi. Quindi di fronte ad una causa di forza maggiore non puoi che chiuderti in casa a perdere tempo con lo smartphone, evitando così la paura che ti genera la ricerca del lavoro.
Ogni qual volta che la coscienza porta alla luce la consapevolezza della stupidata che stai facendo, basta tornare a deresponsabilizzarti per trovare nuovamente il tuo finto equilibrio.
3. A questo punto per rinforzare questo equilibrio illusorio è necessario condividere con altri le tue presunte “sfortune”, quindi incominci a lamentarti cercando persone che si impietosiscono o che si sentono coinvolte, perché vivono esperienze simili. E’ ovvio che la regola base è non provare neanche a cercare soluzioni sensate e realizzabili, altrimenti crolla tutto il castello di sabbia.
4. In ultimo noterai che tutte queste mosse, se da un lato ti danno sicurezze illusorie, dall’altro infastidiscono il tuo corpo.
Privato della soddisfazione dei bisogni e messo sotto stress, il corpo non cede alle lusinghe della mente e comincia a mostrare il suo disappunto, quindi iniziano a mostrarsi le somatizzazioni.
Lo stress? Sì certo, perché tutta questa operazione è molto faticosa per la mente e per il corpo.
Una via d’uscita
Ho letto questa frase di Thich Nhat Hanh che mi sembra perfetta per esprimere una via d’uscita:
«Respirare e camminare coscientemente genera l’energia della consapevolezza.
Questa energia riporta la mente al corpo facendoci vivere davvero nel momento presente, a contatto con le meraviglie che ci sono in noi e attorno a noi. Se riusciamo a riconoscere tali meraviglie, arriviamo immediatamente alla felicità. Aprendoci del tutto al momento presente, scopriamo che abbiamo già abbastanza motivi per essere felici: anzi, più che abbastanza. Non abbiamo bisogno di andare a cercare qualcos’altro nel futuro né in nessun altro posto. Ecco cosa significa soffermarsi o risiedere felicemente nel presente».
Tutto molto bello, ma “respirare coscientemente” cosa significa?
Respirare coscientemente è uno dei processi base di molti esercizi del Neurofitness.
Poiché tale processo è molto più semplice da sperimentare che da spiegare, vi propongo di fare questa breve esperienza. Puntate un timer sui 5 minuti e seguite le istruzioni di seguito riportate.
ESERCIZIO: RESPIRO CONSAPEVOLE
Poiché è la prima volta che fate questa esperienza, vi consiglio di leggere le seguenti righe e poi provare da soli l’esperienza. Altrimenti può essere utile farvi guidare da una persona amica o registrare la vostra voce che legge queste righe, in modo da riascoltarla ed avere una voce guida che vi aiuti.
Rimanete per qualche minuto immobili, chiudete la bocca e respirate solo col naso.
Provate a portare l’attenzione al vostro respiro: aria che entra, aria che esce, in costante equilibrio con uno specifico ritmo a seconda della relazione del corpo con la mente e con l’ambiente. Se per caso entrasse più aria di quanto ne potesse uscire, o viceversa, la vostra vita sarebbe in pericolo.
Focalizzate la vostra attenzione sulle sensazioni che vi da l’aria che entra dalle narici e arriva ai polmoni e sulle sensazioni vi da l’aria che esce dai polmoni e attraversa le vostre narici.
Notate se ci sono altre sensazioni che emergono spontaneamente nel corpo, tipo piccole fitte di dolore, pruriti, necessità di muoversi etc, e se così accade spostate lì la vostra attenzione immaginando di respirare dentro quella sensazione, finché non si attenua o non cambia forma.
Rimanendo focalizzati sul vostro respiro ascoltate il rumore di fondo della vostra mente, cioè ascoltate i pensieri.
Noterete che non li state pensando, li ascoltate. Noterete che alcuni alterano il vostro respiro, perché stanno innescando delle emozioni che forse sentirete nel corpo.
Noterete che se vi abbandonate a questo processo e semplicemente continuate a mantenere la vostra attenzione sulle sensazioni che vi dà il vostro respiro i pensieri scorreranno come nuvole nel vento.
Sarete coscienti del loro esistere, ma non identificati con il loro contenuto. Semplicemente li sentirete passare attraverso di voi.
Per qualche istante la vostra mente sarà stata nello stato di flusso e voi vi sarete abbandonati ad esso.
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